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Ambiente e sviluppo del bambino (1). Troppi stimoli?

Le difficoltà nello sviluppo dell’area di comunicazione e relazione durante il primo anno di vita sono in evidente aumento, come indicano studi su grossa scala, e verrebbe da chiedersi perché.

A livello scientifico è difficile dimostrare le cause per varie ragioni. In primis stiamo parlando di neurosviluppo o, se vogliamo adottare una prospettiva diversa ma complementaria, di psicologia evolutiva, e non di una malattia definibile in base a parametri biomedici quantitativi (ad esempio in base ai risultati di un’analisi del sangue). Ancor piú importante, tanto in psicologia come nelle scienze del neurosviluppo, le variabili che partecipano alla salute o alla genesi di un disturbo sono svariate e di diversa natura: costituzionali, genetiche, fisiche e, come no, ambientali. In base a quanto detto, in un complesso quadro di interazioni tra molteplici fattori di diverso genere è difficile definire scientificamente se un disturbo si debba a un motivo o a un altro. Se pensiamo ai fattori ambientali il discorso si complica ancora di piú: come si fa a assegnare un numero per dar conto della gravitá della mancanza di stimoli, dell’esclusione e isolamento sociale, dei fattori psicologici dei genitori che influiscono sullo sviluppo del bimbo, etc. 

Pensiamo a un tema molto presente nella nostra società: l’esposizione agli schermi (televisione, cellulare, tablet, PC…). Il limite fissato dall’organismo internazionale più prestigioso in materia, l’Accademia Americana di Pediatria, prevede che prima dei 3 anni si dovrebbero evitare del tutto (nemmeno mezz’ora). Dai tre ai 5-6 anni, mezz’ora, massimo un’ora. Quanti di noi possono dire di rientrare in questi limiti???

Quando proviamo a quantificare l’esposizione dal punto di vista scientifico, in genere si fa attraverso questionari (poco più che sondaggi): non possiamo far altro che chiedere ai genitori, fidarci della loro versione e analizzare i dati che ci forniscono. Ma c’è qui un grande bias, un forte componente soggettivo che influenza questo tipo di studi: la raccolta di dati viene di solito fatta da uno specialista che riveste una figura di autorità verso le famiglie. Quanti genitori tendono buonamente a minimizzare la quantità di ore di televisione o cellulare, sapendo che è sbagliato e spesso sentendosi in colpa?

Pur con tutti questi limiti, grazie all’unione di sforzi e alla tecnologia in fatto di analisi di dati, è sempre piú evidente e dimostrabile che nella nostra epoca vi sono fattori sociali che remano contro un sano sviluppo del bimbo come l’uso di tecnologie ed esposizione a schermi, l’isolamento sociale, l’iperstimolazione ambientale

Ma il discorso va ben oltre. La condizione psicoemotiva dei genitori ha un riflesso diretto sul benessere del bambino, soprattutto nei suoi primi anni. Il ritmo di vita che hanno la maggior parte degli adulti, necessario per far fronte alle esigenze del lavoro, dei consumi, delle TIC (tecnologie dell’informazione e della comunicazione), degli stimoli della cittá, è cambiato molto negli ultimi 50 anni. Dal punto di vista neurologico si tratta di un cambiamento importante nei circuiti cerebrali. Basti pensare ai numerosi studi sul circuito della ricompensa, che coinvolge direttamente i neurotrasmissori deputati all’attenzione – dopamina -, al piacere e al benessere – endorfine -, alla gratificazione – serotonina – , che evidenziano come questa esposizione costante a stimoli di gratificazione immediata alteri la nostra capacitá di pensare, di sentire, di essere in rapporto con noi stessi, con gli altri e con la realtá presente. Recentemente lo psichiatra Augusto Cury ha definito questa patologia sociale sindrome del pensiero accelerato e l’ha descritta come una forma d’ansia pervasiva. 

I bambini sono come spugne e, ancor prima di imitare tutto quello che vedono nei piú grandi, assorbono tutti gli input e messaggi emotivi dei loro punti di riferimento. Un genitore accelerato, costantemente diviso tra preoccupazioni e social network, che senza rendersene conto passa più tempo con il cellulare che vivendo il momento presente, giocando, essendo disponibile emotivamente nel qui ed ora, trasmette inevitabilmente e inconsciamente al piccolo un mondo che non coincide con le sue necessità, e che influenzerá la costruzione di un cervello in rapida evoluzione. Il cervello di un bebè di pochi mesi forma sulle 40000 sinapsi al secondo e lo stimolo esterno che riceve dal padre e dalla madre è fondamentale, è nutrimento per la mente così come il cibo lo è per il corpo nelle fasi di crescita. 

Possiamo immaginare l’attaccamento come la colla che permette ai neuroni di agganciarsi tra loro per poter comunicare, e formare poco a poco le reti neurali.

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