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Coliche del neonato: tutto quello che serve sapere

Cosa sono le coliche del neonato?

Le coliche del neonato sono una condizione che colpisce il 5-20% dei bambini. Ma cosa sono esattamente? Di esatto c’è poco, poiché il nome stesso “colica” non ha basi scientifiche.

Non sappiamo se l’origine del pianto sia il dolore intestinale. Quello che sappiamo è che questa condizione esiste davvero, poiché segue lo stesso schema in tutti i bambini che ne soffrono e differisce da altre patologie. È un pianto forte – diverso dagli altri, più agitato, più forte -, prolungato – può raggiungere le 3 ore – diversi giorni alla settimana se non tutti i giorni, sempre all’incirca alla stessa ora. la sera o di notte. Inizia alle poche settimane di vita. E, soprattutto, perché dà speranza ai genitori, diminuisce dai 2-3 mesi di vita, per cessare intorno ai 4 mesi. Per il resto il bambino è sano, mangia e cresce bene, non ci sono segni di malattia, per cui è una condizione benigna, non parliamo di una patologia. In ogni caso questo pianto disperato stressa i genitori, perché sentono che il loro bambino sta proprio male, per ore, e sembra che niente lo possa aiutare.

Perchè succede?

Vediamo le possibili cause. Si è visto che il microbioma di questi bambini è alterato rispetto ai bambini senza coliche, e che presentano una disbiosi alle poche settimane di vita del bambino, cioè una flora intestinale dove ci sono meno batteri buoni (alcuni Lactobacillus e Bifidobacterium) e più batteri che non dovrebbero esserci e che produrrebbero gas in eccesso, oltre esserci una lieve infiammazione dell’intestino, maggiore permeabilità, e immaturità del sistema neuroenterico (cellule nervose simili ai neuroni ma localizzate nell’intestino, che secernono neurormoni con funzioni regolatrici). Questo non significa che la causa primaria sia esclusivamente nell’intestino, ma suggerisce che il meccanismo delle coliche comporta un’alterazione della flora intestinale.
Sebbene non sia stata dimostrata la causa delle coliche o l’alterazione del microbioma nei bambini con coliche, conosciamo fattori che alterano il microbioma del neonato: stress materno durante la gravidanza, alcuni farmaci assunti durante la gravidanza, parto con taglio cesareo, antibiotici al bambino – direttamente o, se allattato al seno, indirettamente quando assunti dalla madre.

È stato anche visto che l’intolleranza alle proteine ​​del latte di vacca può causare coliche infantili. In questo caso migliorerebbero con la formula idrolizzata (sono state fatte prove anche con il latte di soia, ma è sconsigliato in bimbi di meno di un anno).

Uno studio su 302 madri e bambini che allattano al seno, ha osservato che dare un solo seno ad ogni poppata riduce le coliche, rispetto a dare entrambi i seni in tutte le poppate.

Sebbene per definizione il pianto del bambino con le coliche sia inconsolabile, cioè non alleviato dal tipo di contenimento che fa la mamma o il papà, ci sono diversi studi che hanno visto che le mamme ansiose hanno un rischio maggiore di avere figli con le coliche. Cioè, un bambino con una madre ansiosa ha più probabilità di soffrire coliche.

C’è uno studio che, tanto per cambiare, analizza, invece, i padri (3555 padri), e trova un’associazione tra la depressione del padre e le coliche infantili. Vale a dire, sembra che ci siano fattori emotivi dei genitori che determinano se un bambino può avere le coliche.

Cosa penso io?

Una volta visti i dati disponibili, sembra che ci sia un fattore intestinale di aria/gas, ma non è sufficiente a determinare il quadro, perchè molti bimbi hanno più gas del dovuto senza per questo avvertire le coliche. Forse c’è un fattore aggiuntivo dato da un’alterata sensibilità a livello intestinale che può essere dovuta a varie cause: stress, alterazione della flora intestinale con infiammazione, prematurità… Per questo discorso occorre rimandare agli studi sull’asse microbioma-intestino-cervello

Che fare?

Qualunque sia la causa, vediamo cosa possiamo fare.
Quello che tutti gli studi rilevano è che rassicurare e accompagnare i genitori è l’intervento più efficace per ridurre le coliche: ancora una volta, sembra che ci sia un fattore psicologico (o neuropsicologico) importante, ovvero che il modo di tranquillizzare il bambino – o stressarlo – può essere decisivo.


Per quanto riguarda possibili terapie, l’unica cosa che ha mostrato evidenza certa è il probiotico L Reuteri DSM 17938, soprattutto nei bambini allattati al seno, per 3-4 settimane, che in diversi studi è riuscito a ridurre notevolmente (di 50-60 minuti) il pianto.
Altri studi, con risultati non omogenei per cui non possiamo trarre conclusioni, sono andati ad analizzare l’efficacia del massaggio e del prendere il bimbo in braccio per ridurre il dolore.

Prima delle conclusioni, un piccolo inciso. Abbiamo visto l’ennesimo danno di un parto eccessivamente medicalizzato: un taglio cesareo non necessario comporta molti rischi inutili, per la madre ma anche per il bambino. Eccone uno: l’alterazione del microbioma del neonato, con tutto ciò che comporta.

Conclusioni? (Ora sì)

  1. Mantieni la calma per affrontare l’angoscia del bambino e anche per ridurre le coliche. Sappiamo che si tratta di una condizione benigna e temporanea, e che per alleviare il disagio dobbiamo offrirgli tranquillità. Inoltre, se ti stressi avrai raddoppiato o triplicato i danni delle coliche: da che angosciavano solo a tuo figlio, ora angosciano a tutta la famiglia. È una dinamica che dobbiamo prevenire
  2. Se il bambino prende latte materno, possiamo provare il probiotico L. reuteri per 2-3 settimane
  3. Se il bambino prende biberon, possiamo provare una formula idrolizzata. Se prende il seno, possiamo comunque decidere se fare questa prova, ma senza molte aspettative: in questo caso si tratterebbe di restringere la dieta – della mamma – ai latticini per qualche settimana
  4. Come vediamo negli studi, ci sono diverse cose che possiamo fare e che potrebbero funzionare o meno, ma vale la pena provare, perché è plausibile che, come in tutto il resto, per ogni bimbo funzioni qualcosa di diverso o fatto in modo diverso: con il prenderlo in braccio, ad esempio, prova vari modi, ritmi, intensità e movimenti mentre lo dondoli… prova massaggi, musica rilassante, riscaldalo se è inverno, allattalo per vedere se cosí si consola. Ciò che non troverà mai riscontro negli studi scientifici – perché per definizione qualcosa che varia da un soggetto all’altro non è riproducibile, quindi non è dimostrabile – è l’enorme variabilità della realtà, per cui potresti trovare il massaggio o il modo di prenderlo chegli allevia il dolore. Quindi coraggio, in ogni caso passerà presto!!!
  5. Se dopo 4 mesi continua uguale, è consigliabile consultare un pediatra

Link alle fonti scientifiche

https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/29760502/

https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/29279326/


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