Vamos a mirar los ejemplos del post anterior que aquí recupero:
Ejemplo 1. Los padres de Nuria son aficionados de la metodología Montessori, y les han dicho en un grupo de mamás que conviene que el niño coma en una trona a altura suelo para que sea Autónomo, se siente solo y apoye los pies al suelo. Nuria tiene 2 años, es una niña muy simpàtica, muy sociable y, por lo general, es un terremoto. Le cuesta más que a otros niños parar quieta. A la hora de comer se va a sentar en su trona y empieza, però enseguida tiene el impulso de levantarse e ir a jugar.
Ejemplo 2. Miguel es un niño de 1 año y 6 meses curioso y con mucho caràcter por lo que, cuando lo ponen en la trona a comer, quiere tener su cuchara y comer él solo. Lo que pasa es que aún le cuesta manipular cubiertos, y la comida acaba puntualmente por todos los lados menos en su boca.
Ejemplo 3. Fran es un bebè de 10 meses. Los padres confian mucho en el Baby-Led Weaning y, desde la primera comida, le sirven trocitos para seguir el método. Fran empieza a llevarse algun trocito a la boca ocasionalmente pero de lo que realmente disfruta es de jugar con la comida: toca la comida, luego la coge y la va espalmando por todo el plano de comer de su trona, finalmente la tira al suelo, y le encanta! El papà està desesperado porque quiere que coma algo de compementaria ya que la mamá se ha reincorporado al trabajo y ya no le puede dar tanto el pecho, y por otro lado no quieren darle leche artificial.
Ejemplo 4. Joaquim tiene 14 meses, la madre acaba de hacer el destete y a partir de ahí se ha enganchado al biberón, lo busca cada vez para consolarse, sobretodo en la noche para volverse a dormir cuando se despierta. Sus papis están preocupados: tienen miedo a que se inche a leche, engorde y no coma nada de complementaria.
Vamos a mirar cada caso…
En el primer caso, ayudaría mucho probar una trona clàssica, de las que se ponen a la altura de la mesa de comer, para que Nuria no tenga todo el rato a mano (o en este caso a pie) la tentación de levantarse e ir a jugar.
En el segundo, mientras Miguel va experimentando con la cuchara, el papà o la mamá le pueden ir ofreciendo comida con otro cubierto, además esto ayudará a que no se frustre por no poderse saciar él solo.
En el ejemplo 3, un poco de lo mismo: si a Fran aún le motiva más jugar con la comida que alimentarse no pasa nada, le podemos ayudar nosotros llevándole algún trocito a la boca, incluso usando las manos sin cubiertos.
En el último caso, podemos pensar en remplazar los biberones de la noche que Joaquim ansia como sustitutos del pecho para calmarse, e incluso algun biberón del día, con biberones de agua (o leche diluida con agua), en cuanto el agua lleva muy pocas calorías, no le quitará tanto el hambre y el interés por comer, ni le engordará.
Hay infinitos ejemplos, tantos cuantos son las familias que lidian con la alimentación complementaria. En muchos caso buscan estrategias para adaptarse al niño y, finalmente, dan con la solución al problema. En unos cuantos casos cuesta más y la cosa se puede complicar
È difficile perché ti devi mettere in discussione. I ruoli di padre e madre sono cambiati molto in poco tempo e non si può più imitare il vecchio modello di padre. È obsoleto. È superato, accanto al modello di uomo che tuo padre, e tutti gli uomini con cui sei cresciuto, in qualche modo hanno incarnato.
È cambiato appresso al modello di donna, e a quello di madre. Ma c’è una grande differenza. Quello che le donne che hanno imparato dalle loro madri sul loro ruolo si è rapidamente trasformato in relativamente pochi anni. Ma quello che hanno imparato sulla maternità dalle donne della loro vita – la mamme, le zie, le amiche di famiglia – è ancora in valido, basato sugli stessi istinti, tensioni, capacità.
Il modello paterno, invece, si è radicalmente trasformato radicalmente.
Veniva dal modello patriarcale: il padre padrone, quello che governava su moglie e figli, ma soprattutto quello che restava fuori dalla genitorialità perché era una cosa da donne. C’erano delle eccezioni, ovviamente, e meno male. Ma quelle eccezioni che erano padri molto coinvolti nella genitorialità, che srescevano i figli con attaccamento, affetto, attraverso il gioco, l’ascolto… Questi erano superpapà, genitori eccezionali. E gli altri andavano bene, purché portassero il pane a casa in mantenesse la famiglia, da brav’uomo.
Non è più così.
Oggi papà non ha scuse. O non dovrebbe averne.
Oggi sappiamo che essere genitori è una questione di due. Ma fino a poco fa era sempre stata una.
Papà in crisi? Uomo in crisi!
Mentre la donna si è emancipata in altre sfaccettature dell’essere donna, l’uomo è come se non si fosse evoluto, non avesse fatto conquiste perché, in termini di genere, aveva già tutto. Così ora, all’improvviso, deve imparare ad essere padre a 360º, senza averlo scelto, senza che nessuno glielo abbia insegnato, senza modelli da seguire.
E, oltre a fare il padre, da buon padre deve imparare a fare le faccende di casa che suo padre non ha mai fatto. Non dico cucinare o fare la spesa perché fino a lí i nostri genitori, almeno in molte parti del mondo, ci arrivavano. Ma lavare, asciugare, pulire, stirare, mettere in ordine… Andare a lavorare non basta più, non è più motivo di riconoscenza, lo fanno anche le donne, e sono anche bravissime: se ne hanno l’opportunità, sono ottimi professionisti in qualsiasi campo, niente da invidiarci.
E allora, decostruisciciti!
Ma come decostruirci?
Decostruisci e ricostruiscici
Il modello tradizionale di uomo non vale più niente, e i tanti che sopravvivono non hanno nulla di cui andare fieri, e in ogni caso sono antiquati, destinati all’estinzione. Ma soprattutto hanno torto, e non è più questione di opinioni ma un principio oggettivo di giustizia, di equità.
Dobbiamo metterci in discussione, perché inevitabilmente ci portiamo dietro l’eredità di generazioni di uomini prima di noi, ci è stata inculcata fin dall’infanzia, più o meno consapevolmente – o inconsapevolmente – ce la portiamo dentro. E per la prima volta nella storia essere uomo non è più un merito, né un valore, almeno non quel valore che pensavamo.
Papà in crisi
Con questo voglio dire che ora i padri non hanno vita facile. Perché quando uno si identifica solo come uomo, non deve necessariamente affrontare alcuna crisi, si mette in discussione se lo vuole, si misura con chi vuole e con chi non vuole, no.
Dal momento che diventi padre non hai scampo, devi misurarti con te stesso: con tutte le tue mancanze di uomo e di padre, e allora la musica cambia. Allora sì che devi metterti in discussione con tante piccole e grandi cose che avevi dato per scontato, non ci sono più scuse.
È dovuto. È giusto. Ma non è facile. Prima venivano giudicate le mamme, sempre a rischio di finire nel club delle cattive madri o delle cattive donne, un peso che si portano da tempo.
Ora, e per la prima volta, possiamo essere cattivi genitori, anzi siamo molto facilmente cattivi genitori, perché stiamo cercando di fare qualcosa senza aver visto i nostri farlo prima. E sbagliamo, tutto il tempo. All’improvviso dobbiamo guardarci allo specchio nudi, senza addosso il travestimento dei nostri padri, e ci ritroviamo incompleti, pieni di difetti, e fa male perché non eravamo abituati. Improvvisamente capiamo cos’è l’autoesigenza come uomini, come partner, come genitori. E all’improvviso è più facile identificarsi con loro.
Un nuovo papà
Siamo forse la prima generazione a impersonare un nuovo papà, e probabilmente daremo solo un contributo senza terminare l’opera: saranno le generazioni successive a continuare la metamorfosi.
Ma cosa significa questo cambiamento per noi, che lo stiamo vivendo adesso?
Per me significa avere l’opportunità di essere migliore dei nostri antenati. E migliorarci come persone.
Non sarò completo, continuerò a essere disordinato, continueranno a sfuggirmi i dettagli nelle cose di casa, sarò sempre frettoloso, un pò arronzone, perché non me l’hanno mai insegnato. È una lezione di umiltà.
Ma sicuramente sarò migliore di come sarei stato senza questa sfida moderna. Non tanto perchè impararerò ad essere un po’ più ordinato, più rigoroso, più pratico nelle cose di casa, ma anche. Soprattutto per aver imparato una cosa che da generazioni non ci è mai stata davvero insegnata, e che è così importante per essere veri, al di là dell’apparenza e dei ruoli: l’umiltà.
C’è un altro aspetto che mi sembra di un valore incommensurabile: possiamo goderci i nostri figli.
Ascoltarli, giocarci, correre con loro e aiutarli a rialzarsi quando cadono accanto a noi.
Essere più vicini che mai alle loro emozioni, al loro essere.
Essere i loro confidenti, poter asciugargli le lacrime, poter godere di tornare a essere bambini insieme a loro.
Non dobbiamo più fingere di essere i forti, i duri, quelli che non sbagliano, quelli che non piangono. E possimo insegnare tutto questo a loro.
Te cuesta porqué te cuestionas. Los roles de padre y madre han cambiado mucho en poco tiempo y ya no puedes recalcar el modelo viejo de padre. Ya está desactualizado. Está superado, junto al modelo de hombre que tu padre, y todos los hombres con quién te has criado, de alguna manera encarnaron.
Ahora bien, el modelo de mujer también ha cambiado, y el de madre. Y mucho. Pero hay una gran diferencia. Lo que han aprendido de sus madres sobre el rol de mujer se ha transformado rápidamente en relativamente pocos años. Pero lo que han aprendido sobre ser madres de las mujeres de sus vidas – de sus madres, se las abuelas, las tías, las amigas – sigue vigente, sigue basándose en los mismos instintos, tensiones, capacidades.
El modelo de padre, en cambio, se ha transformado radicalmente.
Venía del modelo patriarcal: el padre padrón, el que mandaba sobre mujer e hijos, pero sobretodo el que se mantienía al margen de la crianza porqué era cosa de mujer. Habían excepciones, claro, y menos mal. Pero esas excepciones que se involucraban en la crianza, que enlazaban con sus hijos un vínculo desde el apego, el cariño, el juego, la escucha… Estos eran superpapis, padres excepcionales. Y los demás eran buenos, mientras trajeran a casa el sueldo para que la familia pudiera sustentarse.
Esto ya no es así.
Hoy el papá no tiene excusas. O no debería tener.
Hoy sabemos que la crianza es cosa de dos. Pero siempre había sido cosa de una.
Papá en crisis? Hombre en crisis!
Mientras la mujer se ha emancipado en otras facetas del ser mujer, el hombre es como si no hubiera evolucionado, no ha hecho conquistas porque, en términos de género, ya lo tenía todo. Así que ahora, de repente, le toca aprender a ser padre a 360º, sin haberlo escogido, sin que nadie le enseñara, sin tener modelos a los que acogerse.
Y, junto con ser padre, le toca aprender a hacer las tareas del hogar que su padre nunca hizo. No digo cocinar o hacer la compra porqué hasta ahí en muchas partes del mundo nuestros papás llegaban. Pero lavar, tender, limpiar, planchar, ordenar… Ya no basta con ir a trabajar, ya no es un motivo para darle las gracias, si es que las mujeres también lo hacen, y además se les da muy bien: si se les da la oportunidad son excelentes profesionales en cualquier campo, nada que envidiarnos.
Así que venga, a deconstruirnos!
Pero como que deconstruirnos?
Deconstruirnos y reconstruirnos
El modelo de hombre tradicional ya no vale nada, y los muchos que sobreviven no tienen nada de que ser orgullosos, en todo caso están anticuados, destinados a la extinción, pero sobretodo están equivocados, y esto ya no es una cuestión de opiniones sino un principio objetivo de justicia, de equidad.
Nos toca cuestionarnos, porque inevitablemente arrastramos el legado de generaciones de hombres antes de nosotros, se nos lo ha inculcado desde niños, de forma más o menos consciente lo llevamos adentro. Y por primera vez en la historia ser hombre ya no es un mérito, y tampoco es un valor, al menos no el que nos hicieron creer.
Papá en crisis
Con esto quiero decir que ahora los papás no lo tenemos fácil. Porqué mientras uno solo se identifica como hombre no tiene por qué confrontarse necesariamente con ninguna crisis, se cuestiona si quiere, se confronta con quién quiere, y con quién no quiere no.
Pero a la que eres papá ya no tienes escapatoria: te tienes que confrontar contigo mismo, con todas tus faltas como hombre y como padre, y entonces cambia la historia. Ahí sí, no queda otra que cuestionarte en todo lo que habías dado por sentado, por hecho, ya no hay excusas.
Es debido. Es justo. Pero no es fácil. Antes las madres venían juzgadas, siempre en riesgo de acabar en el club de las malas madres o malas mujeres, llevan tiempo cargando con este peso.
Ahora, y por primera vez, podemos ser malos padres, es más, muy fácilmente somos malos padres, porqué estamos intentando hacer algo sin haber visto a los nuestros hacerlo antes, y nos equivocamos, todo el rato. De repente nos tenemos que mirar al espejo desnudos, sin el disfraz que les habían dado a nuestros papás, y nos encontramos muy incompletos, llenos de defectos, y nos duele mucho porqué no estábamos acostumbrados. De repente entendemos qué es la autoexigencia como hombres, como parejas, como padres. Y, de repente, es más fácil identificarnos con ellas.
Un nuevo papá
Somos quizás la primera generación que personifica un nuevo papá, y probablemente solo daremos una aportación sin llevar la obra al cabo: serán las generaciones después las que seguirán la metamórfosis.
Pero qué implica este cambio para nosotros, que lo estamos viviendo?
Para mi quiere decir tener la oportunidad de ser mejor que nuestros antepasados. Y mejorarnos a nosotros como personas.
No seré completo, fácilmente me seguirá costando mantener la casa ordenada, fijarme en los detalles de limpieza, tener controlada la lista de los pendientes del hogar, porqué nunca me lo enseñaron. Es una lección de humildad.
Pero seguramente seré mejor de lo que hubiera sido sin este reto. No tanto por aprender a ser un poco más ordenado, más riguroso, más práctico, que también. Sobretodo por aprender esto que tan mal se nos ha dado por generaciones y que es tan importante para ser, de verdad, más allá de aparentar: la humildad.
Y hay otro lado que me parece de un valor incomensurable: podemos gozar de nuestros niños.
Escucharlos, jugar, correr con ellos y ayudarles a levantarse cuando se caen al lado nuestro.
Estar más cerca que nunca a sus emociones, a su ser, ser sus confidentes, secar sus lágrimas, disfrutar de volver a ser niños junto a ellos.
Ya no tenemos que fingir que somos la figura fuerte, los duros, los que no se equivocan, los que no lloran. Y enseñarles todo esto
Il pediatra probabilmente vi dirà: quando sta seduto da solo
In realtà non è strettamente necessario che si regga già perfettamente seduto. Infatti ci sono studi che indicano che si potrebbe iniziare già ai 4 mesi senza nessun rischio. Inoltre ci sono altri aspetti che meritano la stessa attenzione
La raccomandazione è di iniziare tra i 4 e i 6 mesi quando:
Regge bene la testa e la parte alta del busto (se avesse bisogno ancora di un appoggio nella parte bassa non sarebbe un problema: lo schienale del seggiolone sereve anche a questo)
Gli interessa il cibo. Quest’aspetto si menziona poco ma è, forse, il più importante. Se ancora non mostra interesse non ha alcun motivo per voler mangiare solo
Prende gli oggetti con le mani e li porta in bocca: è essenziale per poter mangiare da solo con le mani. In questo momento, verso i 4 mesi, scompare il riflesso di estrusione, cioè il movimento riflesso di cacciare con la lingua qualsiasi cibo non liquido. È uno dei cosiddetti riflessi primitivi, che scompaiono con la maturazione del cervello e che servono per la sopravvivenza. Nel caso di questo riflesso, la sua funzione è di proteggere il piccolo dal rischio di affogarsi col cibo solido, in quanto richiede una certa coordinazione tra i vari muscoli di bocca e faringe que, prima di quest’età, non ha ancora.
Evidenza scientifica
Prima si credeva che, prima dei 6 mesi, iniziare con l’alimentazione complementare comportasse un maggior rischio di allergie alimentarie. Si è visto che non è così
Quello che, invece, hanno visto studi più recenti, è che iniziare l’introduzione del glutine durante l’allattamento al seno protegge da una possibile intolleranza al glutine (celiachia)
La flessibilità che richiede l’inizio dell’alimentazione. Farò esempi reali con nomi fittizi.
Esempio 1. I genitori di Serena sono fan della metodologia Montessori, e in un gruppo di madri gli è stato detto che il bambino dovrebbe mangiare seduto su un seggiolone per terra in modo che sia autonomo, che si sieda da solo e che tocchi a terra con i piedi. Serena ha 2 anni, è una bambina molto simpatica, socievole e, ed è un terremoto. Raramente sta ferma. Al momento di mangiare va a sedersi sul seggiolone e comincia, ma subito ha l’irresistibile impulso di alzarsi e andare a giocare, sicchè finisce per mangiare 30 secondi e giocare il resto del tempo.
Esempio 2. Michele è un bambino di 1 anno e 6 mesi, è curioso e ha molto carattere, quindi quando lo mettono nel seggiolone per mangiare vuole avere il suo cucchiaio e fare la pappa da solo. Il fatto è che ancora non sa indirizzare bene il cucchiaino, e il cibo finisce, sistematicamente, ovunque tranne che in bocca.
Esempio 3. Francesca è una bambina di 10 mesi. I genitori sono fan del Baby-Led Weaning e, fin dal primo pasto, gli servono pezzetti per seguire fedelmente il metodo. Fran ogni tanto comincia a mettersene in bocca un pezzetto, ma quello che gli piace davvero è giocare con il cibo: lo tocca, poi lo prende con le manine e lo sparge su tutto il ripiano del seggiolone, un po’ lungo la parete che è alla sua portata, e infine non resiste mai a gettarlo a terra. Il padre è disperato perché vuole che mangi almeno un pò, dato che la madre è tornata al lavoro e non può più allattarla tanto al seno, e non vogliono darle latte artificiale.
Esempio 4. Giovanni ha 14 mesi. La mamma lo ha appena svezzato e ora per calmarsi e soprattutto la notte quando si sveglia, dove prima cercava il seno ora cerca i biberon, a volte ne chiede anche 2 di fila se no può piangere mezz’ora di seguito. I genitori sono preoccupati perché si riempie lo stomaco di latte, non mangia nulla, e sicuramente se continua così tra un mese sarà grassottello.
Gli esempi sono infiniti, tante quante sono le famiglie alle prese con l’alimentazione complementare. In molti casi cercano strategie per adattarsi al bambino e, alla fine, trovano la soluzione al problema. In molti altri casi, però, perseverano lì dove trovano resistenza e le cose possono complicarsi, soprattutto se non si adotta una postura flessibile per adattarsi al bambino, al momento, e mediare con le proprie aspettative.
Nel prossimo post vedremo come questi esempi abbiano possibili soluzioni che implicano adattamenti con flessibilità e un po’ di fantasia.
Dubbi sul Baby-Led Weaning… rischi?
Uno dei dubbi più frequenti viene dalla paura dei genitori che il bimbo si possa soffocare, gli possa andare “di traverso” un pezzetto di cibo. Ecco cosa dice l’evidenza scientifica: link all’articolo
Dubbi sul Baby-Led Weaning… quando iniziare l’alimentazione complementare con auto-svezzamento?
L’alimentazione complementare tipo Baby-Led Weaning, con il bimbo che partecipa attivamente al processo e scopre gli alimenti, si può iniziare in generale tra i 4 e i 6 mesi. Per capire se il bambino è pronto i pediatri chiedono sempre se si siede da solo. In realtà non è un dogma che debba essere completamente stabile nel sedersi. Ci sono vari fattori che vanno considerati globalmente che spiegherò in un post a parte
Cosa sono le coliche del neonato? Le coliche del neonato sono una condizione che colpisce il 5-20% dei bambini. Ma cosa sono esattamente? Di esatto c’è poco, poiché il nome stesso “colica” non ha basi scientifiche. Non sappiamo se l’origine del pianto sia il dolore intestinale. Quello che sappiamo è che questa condizione esiste davvero,…
Se trata realmente de cólicos? Cual es su causa? Qué podemos hacer? El cólico del lactante es una condición que afecta al 5-20% de niños. Pero qué es exactamente? Pues de exacto hay poco, dado que el mismo nombre “cólico” no tiene ninguna base científica. Por qué pasa? No sabemos si el origen del llanto…
Gli stessi autori delle raccomandazioni internazionali invitano a interpretarle con cautela Oggi uno dei trend nelle scienze dello sviluppo del bambino, nella neuropsicologia infantile e nella pediatria è il sonno. I coacher pullulano in tutta Europa promettendo di risolvere uno dei problemi che più sfiniscono i genitori: non riuscire a dormire perché il bimbo non…
La flexibilidad que un niño requiere de nuestra parte al comienzo de la alimentación. Haré ejemplos reales con nombres ficticios
Ejemplo 1. Los padres de Nuria son aficionados de la metodología Montessori, y les han dicho en un grupo de mamás que conviene que el niño coma sentado en una trona al suelo para que sea autónomo, para que se siente solo y que apoye los pies al suelo. Nuria tiene 2 años, es una niña muy simpàçática, muy sociable y, por lo general, es un pequeño terremoto. Le cuesta más que a otros niños parar quieta. A la hora de comer se va a sentar en su trona y empieza, pero enseguida tiene el impulso de levantarse e ir a jugar, con lo cual acaba comiendo 30 segundos y jugando el resto del tiempo.
Ejemplo 2. Miguel es un niño de 1 año y 6 meses curioso y con mucho caracter por lo que, cuando lo ponen en la trona a comer, quiere tener su cuchara y comer él solo. Lo que pasa es que aún le cuesta manipular cubiertos, y la comida acaba puntualmente por todos lados menos en su boca.
Ejemplo 3. Fran es un bebé de 10 meses. Los padres confian mucho en el Baby-Led Weaning y, desde la primera comida, le sirven trocitos para seguir el método. Fran empieza a llevarse algun trocito a la boca ocasionalmente pero lo que realmente disfruta es de jugar con la comida: la toca, luego la coge y la va desparramando por todo el plano de comer de su trona, un poco por las paredes que quedan al lado, finalmente la tira al suelo, y le encanta! El papá está desesperado porque quiere que coma algo de compementaria ya que la mamá se ha reincorporado al trabajo y ya no le puede dar tanto el pecho, y porqué además no quieren darle leche artificial.
Ejemplo 4. Joaquim tiene 14 meses. La madre lo acaba de destetar y ahora para calmarse y sobretodo por la noche cuando se despierta, ahí donde antes buscaba el pecho ahora busca biberones de leche, a veces pide 2 seguidos Los papas están preocupados porque así se incha a leche, no come nada de complementaria, y seguro que si sigue así en un mes estará gordo.
Hay infinitos ejemplos, tantos cuantos son las familias que lidian con la alimentación compementaria. En muchos caso buscan estrategias para adaptarse al niño y, finalmente, dan con la solución al problema. En unos cuantos casos cuesta más y la cosa se puede complicar si no se adopta una postura flexible para adaptarse al niño, al momento, y mediar con la expectativa que se pretendía cumplir.
En el siguiente post veremos como estos ejemplos tienen posibles soluciones que pasan por adaptarse con flexibilidad y un poco de fantasía
Nel primo post sull’alimentazione complementare ho parlato di cosa significa l’inizio della nutrizione complementare al di là della necessità di nutrirsi. Ho accennato a un aspetto fondamentale per aiutare il bimbo a vivere questo momento con piacere e non con ansia, l’aspetto relazionale: non trasmettere pressioni o aspettative, non avere fretta, dare protagonismo al bambino.
C’è un altro aspetto più pratico ma importante per capire perché oggi tanti bambini mangiano male: la mancanza di sapori!!! Sembra scontato ma non lo è. Oggi dare cibo e allo stesso tempo saporito non è facile per motivi di mercato. La sovrapproduzione ha notevolmente modificato il modo di coltivare e allevare (le “superfarms”) con consegueze enormi sul sapore di praticamente qualsiasi prodotto. Nei limiti del possibile, è importante prestare attenzione a questo aspetto e fare uno sforzo affinché i primi piatti -o pezzetti- che il bimbo si trova in tavola siano SAPORITI. Non solo sforzo economico, ma anche di tempo per trovare circuiti di approvvigionamento locale o a km0, per cercare ricette, poi per cucinare… Sì: spesso ciò di cui i bambini hanno bisogno è di piccoli cambiamento nel nostro stile di vita e che iniziamo a dare la priorità ad altre cose nel ritmo frenetico del quotidiano.
Ora vedremo se Baby-Led Weaning, alimentazione rispettosa e a richiesta sono la stessa cosa…
Né un bambino di 6 mesi né uno di 3 anni hanno la capacità di capire cosa gli conviene, cosa è meglio per loro. Se chiede di mangiare biscotti tutto il giorno glieli diamo per mostrarci genitori rispettosi? No. Dai primo momento in cui il bambino piange la mamma o il papà gli danno sostegno emotivo, contenimento, lo tranquillizzano, cosí lo rassicurano: i limiti dell’adulto sono fondamentali per dare al bimbo serenità, sicurezza emotiva, stabilità e costituiscono la base per costruire, poco a poco, la sicurezza in sé stessi. Il concetto di limite e la differenza tra limite, libertà ed educazione rispettosa a volte genera confusione, anche per i messaggi che arrivano reinterpretando correnti educative molto valide.
La stessa cosa accade con il cibo: l’adulto stabilisce che cibo offrire, quando e come ci si mette a tavola, con tutta la flessibilità necessaria per adattarsi alle esigenze e alle caratteristiche del bambino, ma anche con una routine, un contenitore.
L’idea di Baby-Led Weaning è che, offrendo vari tipi di cibo a pezzetti, e aspettando che sia il bambino a provarlo, gli si dà protagonismo, si rispetta il suo ritmo, gli si offre la possibilità di scoprire in modo naturale i sapori, le consistenze, la sensazione al tatto, sperimentare combinazioni. Proponendogli varie opzioni, il papà o la mamma scoprono insieme al bimbo le sue preferenze e le rispetta adattando i piatti ed evitando di forzarli.
Se lo rispettiamo, se non interferiamo e ci limitiamo ad accompagnare e porre dei limiti da una postura di tranquillità, il bambino esprime la sua naturale e innata curiosità, e l’alimentazione è una delle prime esperienze di scoperta complessa, che attraverso il piacere stimola tanti apprendimenti – coordinazione oculomanuale, pinza manuale, motricità fine, integrazione multisensoriale, sociabilità, fiducia nel care giver che gli apporta il cibo, sicurezza in sè stessi! –
L’allattamento è a richiesta, l’alimentazione complementare è molto di più!
In un altro post farò esempi per parlare anche di altri aspetti che possono aiutare a rendere l’alimentazione un’esperienza piacevole e gratificante, come la flessibilità e la condivisione.